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Bagnetto sì, bagnetto no

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In questo articolo parleremo solo di Maine Coon pur essendo assolutamente consapevoli che molte delle considerazioni fatte potranno essere valide anche per altre razze. La nostra etica però ci impone di parlare solo di quello che riteniamo conoscere davvero bene, quindi solo di Maine Coon.

Partiamo con considerazioni sulla natura del nostro gatto.

La razza si è evoluta in Nord America, a ridosso delle foreste del Maine, dove le temperature sono rigide, gli inverni sono lunghi e le nevicate sono frequenti ed abbondanti. Per sopravvivere in queste condizioni ambientali, la natura ha dotato il Maine Coon di abbondante pelo primario o di “copertura” nella parte superiore del corpo, lungo la spina dorsale, fino a tutta la lunghezza della coda. In questa zona agiscono in maniera più evidente delle ghiandole sebacee specializzate nella secrezione di un grasso impermeabilizzante che permette al mantello di non far filtrare l’acqua, e l’umidità in generale, verso la pelle, permettendo in questo modo la conservazione della temperatura corporea e la protezione da spini e altri tipi di vegetazione capace di provocare abrasioni.

Sui fianchi il pelo è più lungo e gradualmente si infittisce grazie alla presenza, che diventa predominante su gorgiera, torace, ascelle pancia inguine e “calzoncini”, del cosiddetto sottopelo che ha una struttura molto sottile, quasi lanosa, capace di catturare piccolissime bollicine d’aria e, come la nostra “microfibra”, utilizzare quest’aria imprigionata per fornire una barriera alla dispersione del calore e quindi al raffreddamento.

Allo stesso modo il sistema è capace di proteggere dal caldo eccessivo anche se con meno efficacia perché il calore prodotto dal metabolismo ha poca superficie per essere dissipato, anche se le orecchie sono grandi e i polpastrelli pure.

In natura la vita del Maine Coon è avventurosa, tra battute di caccia e corteggiamenti, sfide tra maschi per la conquista della Regina e protezione della prole…  in queste condizioni il “consumo” di pelo e di sostanza impermeabilizzante è notevole. Avere come pettine il ramo basso di un albero e potersi rotolare sull’erba fresca per camuffare il proprio odore è tutta un’altra vita rispetto a quella domestica.

Per come la vedo io,  per i nostri Maine   d'appartamento,  bisogna pensare in termini di “compensazione”: non solo la natura ha dotato il gatto di strumenti che in casa non servono, ma dobbiamo aggiungere la considerazione che nel nuovo ambiente mancano le occasioni di “consumo”. Per cui l’umano che si prende cura del Maine Coon deve incaricarsi di ristabilire un equilibrio.

Sul pelo si è depositato più o meno grasso, a seconda delle zone, e quello va asportato altrimenti non appena comincia la muta, i peli morti invece di cadere e disperdersi sul pavimento, restano attaccati al grasso e tutti insieme possono infeltrire e creare un nodo ampio e piatto in alcuni punti moto vicino alla pelle, capace di impedire l’ampiezza dei movimenti e oltretutto creare un ambiente favorevole per lo sviluppo di dermatiti ed altro.

Per togliere il pelo in eccesso si può usare uno slanatore che penetra nel mantello e asporta il sottopelo, previene la formazione di nodi ma non del tutto, ha la capacità di tagliare senza strappare, ma in generale ha le lame molto larghe ed è più facile usarlo in alcuni punti e non tutti.

Ecco che l’opzione bagno diventa interessante. Utilizzando shampoo adeguati, si può rimuovere il grasso in eccesso sia dai peli che quello depositato sulla pelle, permettendo una migliore ossigenazione ristabilendo un livello di umidità più salubre, e soprattutto permettere ai peli morti di cadere e disperdersi nell’ambiente e non restare lì ad infeltrire.

Da queste considerazioni nasce la nostra convinzione che facendo al gatto due bagnetti l’anno, magari in corrispondenza dei periodi di muta stagionale, permetteremo al nostro micio di:

non fare indigestione    di pelo quando si tolettano, per cui la solita cremina al malto sarà più che sufficiente a lubrificare il transito intestinale;

non creare nodi nelle zone di frizione (inguine ascelle) dove il sottopelo è facilmente soggetto ad infeltrire

permettere al gatto di mantenere il pelo che serve per la termoregolazione e non di più.

Si può imparare a farlo in casa. Alla fine, dal punto di vista  del nostro gatto, non sarà  strano che un’attività a cui lui dedica tante ore al giorno la si possa fare insieme. Dobbiamo sicuramente abituarlo al pettine antistatico e ad una spazzola che può anche solo avere il ruolo di coccola, non necessariamente associato al fastidio di snodare o slanare. Conosciamo veramente tante persone che hanno imparato a fare da soli in casa, e tanti altri che hanno un buon tolettatore professionale di fiducia.

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